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ALBERTO FORTIS


Siamo in tante, tantissime a ricordarci gli appostamenti davanti all'ingresso del Teatro Tenda di Milano a Lampugnano per cercare di sgattaiolare dentro ai tendoni della struttura nella speranza di assistere alle prove di una delle tante date consecutive di Alberto Fortis. Anno 1980. Tempi in cui si ascoltava la radio dallo stereo di casa e, contemporaneamente si aspettava che finisse di parlare lo speacker per premere "rec" e registrare "La sedia di lillà", "Settembre", "Milano e Vincenzo". Evergreen li chiamerebbe oggi il collega, Mario Luzzato Fegiz. Quei brani che restano lì, appiccicati al tempo che anche se passa, per loro non passa e non passerà mai. Canzoni che si tramandano di generazione in generazione. Canzoni con dei contenuti che ti arrivavano al cuore, con delle melodie che ti restavano impresse, canzoni i cui testi diventavano delle poesie che riempivano i diari scolastici. Un "Alberto, ti amo" scritto con la passione leggera dell'amore per la sua musica. Poi, mentre aspettavamo qualcosa di nuovo, di ancora più bello ed emozionante, lo abbiamo perduto. E alla fine ci siamo dovute accontentare di sapere che in Italia non c'era più, sperando che prima o poi sarebbe tornato. Era andato via, a comporre altra musica con produttori famosi. E tante di noi sono rimaste ad aspettarlo….

Eccolo qui, oggi, Alberto Fortis, classe 1955, 16 album e 25 anni di storia artistica da raccontare. Forma smagliante. Camicia bianca, bretelle ed occhiali, che hanno sempre caratterizzato la sua immagine pubblica. Mancano gli anfibi. Ma è certo un caso. Il capello è ancora lungo, il viso fresco, il sorriso sincero. Un fiume di parole che ti rapiscono, mentre ripercorriamo il suo esordio, la sua carriera, il ritorno in Italia dopo lunghi anni di permanenza all'estero e le difficoltà a reinserirsi nel mercato della musica italiana. In poche parole, la sua vita. Una vita che oggi è scritta e descritta in "Che fine ha fatto Yude", una sorta di autobiografia che lui stesso non gradisce considerare tale. Meglio un percorso, una storia di vita, l'apertura di una porta che poi conduce alla casa. Una casa di domande e di risposte, un luogo dove le affermazioni sono sincere, i pensieri espressi con la massima spontaneità, i nomi delle persone riportati, gli avvenimenti descritti con dovizia di particolari.
Ed allora partiamo da questa grande casa: la casa di Alberto Fortis


ALBERTO FORTIS: IL LIBRO
"Era diverso tempo che mi veniva chiesta questa autobiografia. Pensavo fosse un lavoro meno impegnativo, ma quando l'editore ha chiesto che fosse scritto solo ed esclusivamente dal sottoscritto mi sono reso conto dell'impegno enorme che comportava. "Che fine ha fatto Yude" (240 pag. Edizioni Aliberti De Agostini) è un percorso di vita, all'interno del quale ho trattato anche argomenti che esulano dalla musica: politica, business, sentimenti, solidarietà, trasgressione intellettuale, ribellione. Mi avevano chiesto di non pubblicare nomi e cognomi, ma i testimoni di questo cammino, nel bene o nel male, sono stati citati tutti. Le parti più toccanti sono le così dette "pillole", avvenimenti e aneddoti scritti in corsivo, collocati nel periodo che ci sembrava piu' adatto all'argomento che stavo trattando. Queste pillole sono pensieri e considerazioni che mi sono trovato a scrivere in qualsiasi momento, di giorno e di notte, nel corso della mia vita. Yude è una persona esistente di origine tedesca, testimone di quello che hanno dovuto subire alcuni popoli. Yude è la rappresentazione del libero arbitrio.

ALBERTO FORTIS: IL SUCCESSO
Nasco da una famiglia di medici. Ho studiato medicina perché quella doveva essere la mia strada. Ma ho sempre avuto la musica nel sangue. A 16 anni suonavo già con una band a Domodossola, mia città natale. Così iniziai il peregrinaggio per le etichette discografiche. Erano anni d'oro e molto produttivi sia per gli artisti che per i discografici, che non erano dei servitori dell'industria musicale come oggi, ma dei veri e propri talent scout. Spesso arrivavi con la tua chitarra, eseguivi il pezzo davanti a loro, ed era un attimo che aprivano il cassetto e ti facevano firmare il contratto. Così è successo con Vincenzo Micocci, un vero fiuto nel carpire il talento. Il problema fu che mi contrattualizzò e mi tenne poi fermo per due anni. Mi sentivo come gambizzato e rabbioso. Fu così che scrissi "Milano e Vincenzo" (noto come "Vincenzo io ti ammazzerò")brano che, uscito nel 1978, ebbe un successo talmente clamoroso che lo stesso Vincenzo lo riportò come titolo del libro che scrisse pochi anni prima di morire. Una settimana dopo la sua scomparsa, fui ospite della trasmissione "I migliori anni"e cantai lo stesso brano modificandolo con "Vincenzo io ti abbraccerò". Fu davvero toccante.
La mia vita ha subito tantissime trasformazioni ed il mercato della musica straniera è stato per me una grande calamita e fonte di esperienze altamente formative: A Londra e a New York mi sono affiancato a produttori famosissimi, a musicisti di fama internazionale. Ho colto tutto quello che potevo, riportando poi il bagaglio musicale nelle mie nuove produzioni che, chiaramente, non piacevano ai discografici italiani. Non accettavano il cambiamento. Alberto Fortis doveva restare quello de "La sedia di Lillà" di "Settembre". Per questo motivo sono rimasto assente dall'Italia per tantissimi anni. Rientravo in un paese ostile alla mia creatività e alla mia musica. Contemporaneamente l'avvento alla tecnologia stava modificando il modo di lavorare. Il web ha rispolverato il dilettantismo, creando una facilitazione di accesso alla musica in rete, svalorizzando il sistema, inibendo possibilità di nuove carriere. Non voglio sembrare polemico, ma oggi la maggior parte dei discografici sono improvvisati con un sistema che ha dato loro la possibilità di fare carriera. Il vero discografico per eccellenza è Caterina Caselli che è riuscita a creare dei successi per capacità, talento e coraggio. Oggi sono le radio che governano il mercato musicale, tanto che la conflittualità tra etichetta discografica e artista è giunta all'estremo.

ALBERTO FORTIS: IL LIVE E IL TEATRO
Quando salgo sul palco insieme ai miei 5 musicisti, 2 coriste e la produzione video mi rendo conto che il pubblico non è becero. E' in questi momenti, dove il confronto è diretto, e dove la musica degli strumenti vibra nell'aria, che sento tutta la mia essenza di musicista. Attualmente sono in tour con il Downtown Tour la cui immagine della locandina è una scatto tratto nella metropolitana newyorkese. Due ore di concerto con caratteristiche di forte propulsione di linguaggio pop/rock/soul e gospel che comprendono i momenti più belli e significativi della mia carriera dal primo album di esordio ad oggi. A ottobre arriveremo anche a Milano. Contemporaneamente a questo sono impegnato nella stesura di un importante opera teatrale internazionale che, se andasse a buon fine, sarebbe la realizzazione di uno dei miei più grandi desideri artistici.

ALBERTO FORTIS E LA SUA IMMAGINE
Ho sempre vestito un look particolarmente ricercato nei dettagli. E' quello con cui mi vesto in casa, fuori casa, nella vita, sul palco. Le tendenze della moda internazionale hanno molto influenzato il mio modo di essere e di vestire. Salgo sul palco esattamente come sono nel backstage. Il backstage è la mia vita quotidiana.

ALBERTO FORTIS E L'AMORE
Per tantissimi anni sono rimasto legato a Rossana Casale. E' stato un rapporto di grande intensità. Il mio concetto di amore oggi mi riporta alla frase di un grande pensatore indiano: "L'amore è la metà del tutto". Lo considero un sentimento fatto di opposti. Sembra quasi utopico, ma trovo che all'interno di questo aforisma ogni essere umano possa trovare tutte le risposte all'amore più sublime, alla sua vera essenza. Attualmente questo sentimento è quello che mi riporta alla musica. E' amando e credendo davvero in quello che fai, che puoi ritrovare il senso della vita. Per la terza volta, recentemente, ho incontrato il Dalai Lama. La prima volta fu a Roma e me la ricordo come una delle più grandi emozioni della vita, per il potere che ha nello sguardo con il quale ti trasmette l'indagine immediata che capta nella tua essenza. Poi, naturalmente esiste l'amore per una donna. Mi piacerebbe moltissimo avere al mio fianco una compagna di vita, ma per un uomo come me, con uno stile di vita cosi complesso, è molto difficile trovare una donna che sia disposta a seguirmi nel mio itinerario artistico. Anche se mi piacerebbe provare la gioia della paternità credo che oggi mettere al mondo un figlio sia una grande responsabilità. Tuttavia, proprio perché sento la mancanza di questo passaggio fondamentale nella vita di un uomo,ho adottato un bambino indiano che presto andrò a conoscere personalmente.

ALBERTO FORTIS E LA SOLIDARIETA'
Gandhi è il mio riferimento per tutto ciò che comporta il concetto di aiuto e solidarietà. E' un meraviglioso esempio di convergenza politica e spirituale. Ho sempre avuto uno spirito rivoluzionario e trovo che il presidente Barack Obama sia riuscito in taluni casi a esprimere dei concetti con tali frasi dirette che nessuno si sarebbe mai permesso di fare. Ci sono popoli che hanno subito troppi soprusi e che oggi vanno aiutati. Sono testimonial ufficiale dell'AISM (Associazione Sclerosi Multipla) e dei City Angels che si prendono cura dei senzatetto.

Davvero non si finirebbe mai di ascoltare i racconti, i concetti, i punti di vista di quest'uomo che ha un'innata capacità di parlarti della sua musica attraverso avvenimenti di vita che toccano l'essenza e la spiritualità più assoluta. Ritrovarlo e percorrere in un pomeriggio la sua vita, la sua carriera e la sua anima è stata una grande emozione. Mentre aspettiamo il prossimo album di inediti di prossima uscita lo ringraziamo per averci regalato con la sua musica e le sue canzoni, momenti davvero indimenticabili.

 

Stefania Bonomi

 

 

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